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Come sta l’ambiente in Italia?

A dircelo è l’ISPRA con il nuovo Atlante dei Dati Ambientali. Utile per politici, aziende, cittadini e chiunque voglia capire meglio cosa sta succedendo intorno a noi e cosa bisogna fare per il nostro territorio. Anche alla luce dei nuovi obblighi di legge legati al ripristino della natura.

Cos’è l’Atlante dei Dati Ambientali

L’Atlante dei Dati Ambientali è un volume che l’ISPRA ha pubblicato ad ottobre 2024 in una nuova edizione aggiornata. Una pubblicazione in cui è possibile trovare una panoramica dei principali dati ambientali in Italia, illustrati anche attraverso grafici, tabelle e carte geografiche di più facile comprensione. E molto efficaci.

Eh sì, perché vedere a colpo d’occhio sulla cartina quali sono le aree dell’Italia più a rischio frane o alluvioni o dove la temperatura media è cresciuta di più, ma anche dove sono le aree naturali da valorizzare – solo per fare alcuni esempi – può fare una gran differenza. Può spingere all’azione, un’azione consapevole e informata.

L’Atlante dell’ISPRA rappresenta quindi un importante strumento per approfondire le questioni ambientali a livello nazionale e locale e supportare la transizione ecologica del nostro Paese.

L’obiettivo dell’ISPRA «è quello di fornire informazioni territoriali accurate e aggiornate su temi quali il suolo, l’acqua, la biodiversità, l’aria, il clima, i rifiuti, l’energia e gli impatti ambientali delle attività umane e, allo stesso tempo, di aiutare a prendere coscienza delle sfide ambientali che ci attendono e contribuire al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e di ripristino degli ecosistemi degradati».

L’Atlante si articola in sei sezioni tematiche:

  1. Geosfera
  2. Idrosfera
  3. Biosfera
  4. Atmosfera
  5. Cambiamenti climatici
  6. Antroposfera

Ogni sezione raccoglie dati certificati dal Sistema Informativo Nazionale Ambientale (SINA) curato dall’ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA).

I dati sono forniti anche a supporto degli obblighi previsti dal recente regolamento europeo sul ripristino della natura (Nature Restoration Law) del 24 giugno 2024. Secondo il regolamento, infatti, tutti gli stati membri dell’UE devono assicurare il ripristino di almeno il 20% delle aree terrestri e marine degradate entro il 2030 e di tutti gli ecosistemi entro il 2050.

La situazione nel nostro paese: alcuni dati

In Italia le aree urbane crescono e si espandono verso le aree rurali, contribuendo al consumo di suolo e alla frammentazione del territorio.

Il 28,6% dei comuni italiani è classificato come “grandi centri urbani”, “nuclei urbani densi” o “nuclei urbani semi-densi” e il valore sale al 40,2% dei comuni se si considerano anche quelli classificati come suburbani o periurbani.

Il consumo del suolo continua ad aumentare impattando sulla biodiversità e sul clima del nostro paese.

Nel 2022, le nuove coperture artificiali hanno riguardato quasi 77 km 2 , il 10,2% in più rispetto all’anno precedente. Il che vuol dire che abbiamo consumato, in media, più di 21 ettari al giorno (19,4 al netto delle aree ripristinate). Il fenomeno è particolarmente rilevante nella pianura padana ( in particolare lungo l’asse Milano – Venezia) e lungo tutta la costa adriatica, dal Veneto alla Puglia. Tra le aree metropolitane più colpite compaiono Roma e Napoli.

La progressiva impermeabilizzazione del suolo ha un impatto negativo sulla qualità dell’ambiente, sulla biodiversità e sulla capacità del terreno di assorbire l’acqua piovana.

Nel 2022 il 40% del territorio nazionale risulta a frammentazione elevata o molto elevata (e più precisamente il 23,27% del territorio risulta a frammentazione elevata e il 17,48% ricade in zone a frammentazione molto elevata).

Inoltre, il 17,4% del suolo è degradato (dati al 2019), un fenomeno complesso causato da diversi fattori, tra cui l’erosione, la salinizzazione, la contaminazione e la perdita di sostanza organica. Il degrado del suolo è un problema crescente che ha un impatto negativo sulla produttività agricola, sulla biodiversità e sulla qualità dell’ambiente.

Da qui l’importanza di adottare pratiche di gestione sostenibile del suolo per contrastare il degrado e preservare le funzioni ecosistemiche.

Tra l’altro, la progressiva impermeabilizzazione delle superfici dovuta alle attività umane e la sottrazione di aree di naturale espansione delle piene possono aumentano la frequenza e l’intensità dei fenomeni alluvionali, con rischi significativi per la sicurezza dei cittadini e per le infrastrutture.

Secondo i dati del 2020, l’11,8% delle famiglie, il 13,4% di imprese e il 16,5% di beni culturali ricadono in aree potenzialmente inondabili per uno scenario medio di pericolosità.

Un dato positivo riguarda la superficie boschiva, che è cresciuta nel corso degli ultimi decenni. Tra il 1985 e il 2019 l’ISPRA registra un incremento di 2,8 milioni di ettari, anche se i boschi sono minacciati da tagli, incendi, schianti, patogeni, ecc. che, solo tra il 2017 e il 2018, hanno interessato circa 90 mila ettari.

Non cresce invece il verde nelle città e, ad oggi, solo il 2,3% della copertura arborea è collocata in ambito urbano. Sia l’indicatore di incidenza di aree verdi in aree urbane e suburbane che l’indicatore di superficie vegetata su superficie urbanizzata mostrano, infatti, un trend dal 2016 leggermente negativo per tutti i capoluoghi. Tranne per il comune di Cagliari che registra un aumento di aree vegetate.

Dal 2031 i comuni dovranno garantire non solo la conservazione ma anche l’aumento delle aree verdi urbane e di copertura arborea. Si tratta di una questione fondamentale data l’importanza del verde urbano per mitigare le isole di calore e migliorare la qualità della vita nelle aree urbane.

I cambiamenti climatici

L’Italia è particolarmente esposta ai cambiamenti climatici e ai suoi effetti, come l’innalzamento del livello del mare, l’aumento delle temperature e la crescente frequenza di alluvioni, siccità e altri eventi metereologici estremi.

Il 2023 è stato il secondo anno più caldo dal 1961 (con un’anomalia media di +1,14 °C), superato solo dal 2022, e il decimo anno consecutivo con anomalia positiva rispetto alla norma.

Le precipitazioni cumulate annuali nel 2023 sono state complessivamente inferiori di circa il 4% rispetto al periodo 1991-2020, con aree del paese soggette a persistenti condizioni di siccità.

Alcuni indicatori chiave di impatto del cambiamento climatico

  • Variazione della temperatura superficiale del mare, con alterazioni marcate nel mar Ligure, mar Adriatico e alto Ionio
  • Variazione del livello medio del mare. Nel Mediterraneo la maggior parte delle aree mostra incrementi del livello del mare di 1-4 mm/anno
  • Proliferazione della microalga tossica Ostreopsis cf. ovata, oggi presente nella maggior parte delle regioni costiere italiane.

Affrontare la crisi climatica, dunque, è sempre più urgente.

Le due principali strategie per affrontare i cambiamenti climatici sono la mitigazione e l’adattamento.

La mitigazione si concentra sulla riduzione e sulla prevenzione delle emissioni di gas serra.

Secondo i dati ISPRA del 2022, i settori che maggiormente contribuiscono alle emissioni nazionali di gas climalteranti sono i trasporti (26,7% del totale nazionale), i settori della produzione di energia (24,2%), residenziale e servizi (17,7%) e dell’industria manufatturiera (13,3%). Qui il link all’inventario nazionale delle emissioni in atmosfera.

Ad ogni modo la mitigazione può essere applicata a tutti i settori e attività antropiche responsabili delle emissioni di gas a effetto serra.

Complementare alla mitigazione, la seconda strategia è quella dell’adattamento, che mira a ridurre la vulnerabilità dei sistemi umani e naturali agli impatti dei cambiamenti climatici. In pratica punta a limitare i danni.

In questo contesto, è stata realizzata dall’ISPRA, su incarico del Ministero della Transizione Ecologica (oggi Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica), la Piattaforma Nazionale sull’Adattamento ai Cambiamenti Climatici, con lo scopo di informare e sensibilizzare sul tema dell’adattamento ai cambiamenti climatici e rendere disponibili dati e strumenti operativi.

Ovviamente, quanto maggiore sarà l’impegno per la mitigazione, tanto minori saranno le esigenze di adattamento e viceversa. Pronti a scendere in campo?

Scarica qui l’Atlante dei Dati Ambientali. Edizione 2024:
https://www.isprambiente.gov.it/public_files/ATLANTE_DATI_AMBIENTALI_2024_rev2_ottobre.pdf

Leggi qui il comunicato stampa dell’ISPRA sull’Atlante dei Dati Ambientali 2024:
https://www.isprambiente.gov.it/files2024/area-stampa/comunicati-stampa/comunicato-
atlante.pdf

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